Enrico Cavallotti
GRIGIORI II
Tutti gli uòmini non costituìscono che un ùnico uomo con una sola idea rifratta infinite volte.
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Cominciamo la rivoluzione definitiva col danzare in luogo del camminare.
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Cominciamo la rivoluzione definitiva col danzare in luogo del camminare.
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Talvolta
mi pare di scòrgerla: è una colla còsmica che tiene unito e compatto
l'universo, di per sé groviglio immane di frantumi eterni.
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Che
male c'era a crearci in modo che avèssimo avuto dalla culla alla tomba
tutto ciò avessimo voluto? Il màssimo poi sarebbe stato non provare
assuefazione al nostro indefesso ed ìlare tirar su il secchio dal grato
pozzo di Santo Patrizio. Un po' più di bontà e felicità spiranti pel
cosmo mica avrebbe(ro) danneggiato nessuno... O forse, terribile
ipotesi, non è stato proprio possibile farlo a chi di dovere?
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Se
Dio, o chi per Lui, avesse creato un uomo migliore di quello che ha
inteso creare, questi non sarebbe disposto a vìvere di tribolose
umiliazioni sulla terra e d'inveterati compromessi con il cielo. Io, se
sarà legge la risurrezione universale come da taluni è assicurato, vorrò
rinascere soltanto quando sarò stato avvertito della creazione di un
novello mondo, gioioso ed armonioso, ove l'uomo potrà èssere facitore
di sé stesso, nessun altro azzardàndosi a concepìrlo e forgiarlo a suo
capriccio.
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Che
tristezza negarsi a sé stessi per non èssere negati dagli altri! A
volte, nel colmo dell'insicurezza di sé, si preferisce disprezzarsi per
ciò che si accetta piuttosto che correre il rischio d'èssere
disprezzati. Poco o punto c'importa di calpestare la nostra dignità se
reputiamo in perìcolo l'assenso altrui al nostro partecipare. Teniamo
assai più a ciò che sembriamo che a ciò che siamo: è così da sempre,
presso le società "civili". Chi si ribella viene in effetti emarginato, a
meno che non faccia clownescamente rìdere di cuore. Nel qual caso dai
convitati gli saranno gettate nella bocca aperta briciole del banchetto
cui ha assistito chino da dèbita distanza.
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Anziché
all'opprimente Rinascimento di Roma e Firenze mille volte prediligo
riandare a quello di Mantova e Ferrara. E vorrei che fra Ferrara e
Mantova ogni minuto del giorno e della notte, nei feriali e nei festivi,
in tutte le stagioni dell'anno, viaggiàssero àutobus e tassì, omnibus e
calessi, bighe e frecce rosse, aerei e zàttere, sì che quasi con lo
sguardo se non con la mano si sfiorassero tutt'e due, questi conventi
d'Utopìa che pàiono cenobìtici ad ogni ammirazione del fugace
forestiero.
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Essere lìberi signìfica pensare a vànvera.
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Vìncere
al Superenalotto è d'una facilità bambinesca rispetto alla possibilità
d'azzeccare la meno infausta o tediosa fra le mille e mille possibilità
d'azione e di pensiero che assèdiano ed insìdiano ogni ora della tua
inavvertita giornata.
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Un
bel dì che niente avevi di meglio da fare hai deciso, ardito che sei, di
costruirti una tua personale e stringente concezione dell' "io", della
vita e del mondo: ciò che in favella tudesca dìcesi "Weltanschauung".
Evita questo labore inùtile, civettuolo e démodé, in considerazione che
le tèssere dell'erigendo puzzle non sono destinate a collocarsi nel
dèbito posto. Senti a me: dài un calcio a 'st'impotenti
lucubrari e vivi piuttosto alla giornata, con mente
sfarfalleggiantìssima, e con istinti affatto affrancati dalle muffate e
soffocanti consuetudini: aiutato, se càpita, dalle dande della fortuna e
della salute a soddisfar le tue secrete e raffinate "gnàgnere" (1), che
di sottoporre a giudizio morale niuno oserà giammai arrogarsi il
bàrbaro diritto.
(1) "gnagnera" sta per voglia, appetito, capriccio, e se vuoi, su su infino a ùzzolo e libito
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Ogni procedimento lògico assume significato se indirizzato a negare sé stesso.
L'uomo è così ugellato (1) dalla Logica (com'è d'altronde schiavizzato dai sùbdoli ricatti della Morale).
(1) forma antica di "uccellare", gabbare, raggirare, etc.... Cfr.
Sciascia, "La DC era sicura della vittoria. Tra l'altro, benissimo i
democristiani sapevano della legge che poneva l'ineleggibilità dei
gerarchi fascisti, dell'ex podestà in mala fede si servivano per
uccellare gli elettori".
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La filosofìa occidentale sta tutta racchiusa tra Talete e Socrate. Da Platone in poi è una mesta processione d'uggiose bubbolate.
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A chi
o che cosa addebitare il nostro ragionar storto se non alla lògica
aristotèlica? Sia essa bandita dalle scuole, dai pùbblici uffici, dai
discorsi sentimentali.
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Càpita
quando leggo il libro di un bravo scrittore che mi soffermi su un
singolo periodo per riflettere su come lo avrei scritto io, con mie
parole. Comparate le due "versioni" chiudo il libro in preda al pianto
della più atra stizza.
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Si
credeva una mente filosòfica perché si credeva a proprio agio nei
ragionamenti complessi. In verità prendeva per complessità la
tortuosità.
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Non di rado l'intelligenza rafforza la commozione, ma non di rado la commozione annebbia l'intelligenza.
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Non
ci si lasci ingannare dall'apparente somiglianza di Svizzera e Olanda
nella comune esaltazione della produzione casearia. La Svizzera ha il
suo punto forte negl'imi caveaux d'immisericordi banche, l'Olanda nei
lunghi campi ove pròsperano i càlici polìcromi dei tulipani.
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Pasqua I) Conosco
tante persone degne di fede le quali crèdono che l'agnello di Dio tolga
i peccati del mondo. In verità, questo non lo so. Che dire? Può èssere.
Io per certo so che l'agnello mio, già spezzettato ben bene in ogni
parte sua, è pronto a trascòrrere di frigo in forno, indove festosamente
inghirlandato da (s)grillettanti tocchetti patatini s'acconcia, nolente
o volente, a trascòrrere da ultimo int' 'a bocca mia dischiusa: a
saziar la gran fame che tengo d'esso, e della ghirlandetta sua.
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Pasqua II) Nei
giorni presenti tripùdiano nella mia Olanda i tulipani e le mùsiche di
Bach: a colorare la Natura, gli uni, l'Anima, le altre.
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Pasqua III) Mottetto - Agnello mio, nun ciai scampo pe' ddavero. Ciò 'na fame che me te magno puro coll'occhi!
(1) il tèrmine non sia riferito qui all'antica composizione musicale
polifònica (per cui meglio sarebbe stato scritto "motetto") ma al
sinonimo di "frizzo" o "lazzo" in una versione di grazioso diminutivo,
di pasquale vezzeggiativo
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Pasqua IV) Gli
agnelli a congresso avèan fondato un movimernto politico con l'obiettivo
precipuo d'abolire le festività pasquali. La lobby de' cattolici l'ha
messo fuorilegge per offesa al comune sentimento religioso. La vera
tragedia, come scrivea un vecchio crìtico teatrale, si ha quando tutti
hanno ragione.
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Pasqua
V) "Mi piace il tuo petto", esclamava la réclame stradale di un unguento
miracoloso sopra la foto di una maravigliosa donna in décolleté con le
labbra dischiuse. Un agnello che passava lì per caso, intrav(v)ista la
scritta affrettò 'l passo, e dileguò.
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Pasqua VI) Ieri
ho detto all'agnello guardàndolo dritto negli occhi: "Te tu mi garbi al
forno". Non avevo ancora finito di dìrglielo che non l'ho più visto.
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Pasqua VII) L'ànima del tacchino s'imbattè in un agnello, e così gli disse:
"T'aspetto". E l'agnello d'un sùbito fuggitivo le gridò: "Tiè!", le
corna colle zampette posteriori configurando.
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Pasqua VIII) Ad
una convention di cattòlici chiese e prese in fine la parola l'agnello,
il quale così parlò volto alla folta platea: "Esimi signori ed amàbili
signore, siete voi certi di voler risòrgere? Occhèi. Me ne compiaccio.
Ma non voglio qui tacervi che assai mi dorrei se voi v'aspettaste
indarno che l'assenso mio schietto si trasformasse nel mio contributo".
La platea, incazzata, fischiò.
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Pasqua IX) Gli
erètici che negàvano l'agnello a Pasqua ed il pesce alla vigilia del
Natale come conchiudèvano i giorni loro rubelli? Abbrustoliti in coppa
al rogo.
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Pasqua X) "Pasqua
è la festa della Risurrezione!", se n'iva gioioso cantando a
squarciagola l'agnello pei campi, poco innanzi d'assùrger a sàpido
sapore sulle divote labbra del credente manducante.
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Pasqua XI) Risorgere? Per carità! Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
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In
occasione delle grandi festività religiose alcuni credenti predilìgono
pregare nell'intimità silente dell'ànima anziché nel festante trambusto
degli osannanti templi.
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Ebraismo, Buddhismo, Induismo, Ebraismo, Cristianesimo Islamismo, Deismo, Politeismo, Ateismo,
Agnosticismo, Feticismo.... innùmeri i fàrmaci che ne' sècoli sono stati
impiegati se non per abbàttere almeno per minare seriamente lo stato
d'infelicità dell'èssere umano, ma nessuno di essi ha mai conseguito,
nemmeno in parte, l'alto intento. Qualcosa nel cosmo non torna per ciò
che concerne lo scomparto umano.
*
Chi può convincermi che qualcuno bada a me e mi sta amorosamente
proteggendo, nei momenti in cui lo strazio fisico mi làcera e divora? La
fede me lo può far credere, ma intanto il dolore atroce persiste mentre
definitivamente mi spengo. Voglio dire che se la fede fosse la moneta
con cui pagarmi la fuga dalla tortura, io ce l'avrei, e se non ce
l'avessi diverrei anche ladro pur d'impossessàrmene. Ma alla fine mi
troverei senza bottino ed in galera.
*
Il non-sapere è consapevolezza, il sapere è illusione.
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Perché il Cristianèsimo si è comportato in modo così barbaro contro gli erètici quando il Cristo stesso era un ebreo erètico?
*
Non
v'ha felicità che possa ricompensarmi di un mal di denti
subito. Nulla giustìfica il dolore dell'uomo e nell'uomo, la cui
fragilità una sorte tanto arcana quanto spregevole ha voluto bullonare
sulla feroce indifferenza del Tutto.
*
L'ùnica
cosa che forse vale nella vita, l'unico imperativo categorico che ci
deve guidare, è l'istinto di ribellione allla miseranda condizione
umana, all'impietosa realtà nella quale siamo costretti a campare.
Ribellione del tutto vana, utopìa fallimentare, ma segnale della
presenza in noi d'una vagheggiata dignità.
*
Brahms dopo Beethoven, ovvero l'immelanconimento dell'Io, stremato da un'epopea rivelàtasi insostenìbile.
*
Conseguenze paradossali, ma non troppo - Se l'esistenza è duro travaglio l'omicida sia tenuto per benefattore.
*
Dalle
vette sublimi del "terzo stile" beethoveniano prende avvìo il ràpido
disfacimento del linguaggio musicale che si suicida nel ventèsimo
sècolo. Oggi s'aggìrano fra templi diruti mummie sonore orripilanti.
*
I lavori sul versante tergiversante dell'uomo sono stati presi in appalto, fin dalle origini, dalla religione.
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Se
voi uomini vi metteste una buona volta d'accordo su che cosa sia il
Bene, seppure controvoglia lo farei. In mancanza di ciò faccio ciò che
mi pare, e non azzardàtevi a dire che faccio male.
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Qual
Paride nell'atto di giudicare la più bella beltade fra le tre mejo
fèmmene (Era, Afrodite ed Atena), io mi sento in assai grave imbarazzo
nell'assùmere e seguire una morale (1). Le quali sono sì numerose e
suadenti e spesso convergenti (non si badi alle loro false
contrapposizioni: il succo che da ognuna goccia è l'istesso) che
all'uopo mi deciderò per un azzeccato mixer, o sia alato sincretismo, od
ètico zabajone.
(1) dìcesi "morale" una covata di principi ntellettuali tradotti in un défilé di atti pratici ad essi affatto contrari
*
I libri che non mi sono mai piaciuti non li ho mai letti.
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La parola è il segno della degenerazione dell'animale fàttosi uomo.
*
Credo che il riscatto dell'uomo risieda nel rifiuto del pentimento. A Don Giovanni Mozart ha conferito suoni tra i più belli.
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La morale discende dal potere. Ogni potere ha la propria.
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Da
quando in orìgine le stelle fisse prèsero a cantare a quando un àttimo fa il
mio dirimpettaio ha strimpellato obbrobri suoi al pianoforte, mai s'è
udita al mondo mùsica più sconcia di quella novecentesca.
*
Pensare è un vizio, da cui solo la morte ci lìbera.
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Il
piacere sottile di mentire presuppone la tetràgona certezza di una
verità. Ma lorché ci si avvede che sul mercato detta verità non c'è, il
mentire diventa artifizio intellettuale fine a sé stesso, finzione
dialèttica astratta ed esornativa e perciò ancor più attraente per gli
spìriti raffinati.
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Non havvi al mondo chi menta più di uno specchio.
*
Come
al pittore garba mostrar le tele proprie, ed al pizzicàgnolo i propri
culatelli, non è al tutto bizzarro ipotizzare che abbia Iddio creato
Adamo ed Eva affinche èsseri pensanti ammiràssero e rendèssero merito
alla sua còsmica creazione. Tutti abbiamo i nostri punti dèboli.
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Il linguista avveduto inibisca il turpiloquio a quanti lo ùsano con naturalezza tale da depotenziarne l'icasticità.
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Sempre, ma in specie quando sono depresso, mi urta frequentare le persone che rèputo meno sciocche di me.
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Chi è vissuto che cosa può più temere dalla morte?
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La prospettiva d'istupidire racchiude sottili attrattive.
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Non studio né leggo più. Penso per esaurimento fino a che il motore non si fermerà.
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Hanno scoperto un pianeta dove la vita umana sarebbe possìbile. Che cosa aspettiamo a distrùggerlo?
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E' improbàbile che non ci sia nessuno che non trovi nel corso della vita uno stupido come lui incline a stimarlo.
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Bertrand Russel: "Gli uòmini sono intelligenti ma perversi".
Karl Popper: "Gli uòmini sono stùpidi ma buoni".
Non mi meraviglierei se scoprìssimo di èssere perversi e stùpidi.
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Giunge un'età fràgile nella quale l'uomo vive meno di convincimenti che di consentimenti.
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La Ragione, invecchiàtasi ed ammalàtasi, s'avvide di non saper più che cosa dimandarsi, e s'abolì.
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La coerenza in ragione della sua assoluta inutilità meriterebbe una medaglia al sacrificio intellettuale.
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Nessuna vittoria ti strema quanto quella ottenuta dalla tua ragione nel negare l'esistenza di Dio.
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Il Dolore incontrò la Speranza e si congiunse a lei, che gli partorì Dio.
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Quando la speranza s'incendia sino a trasformarsi in ìncubo, aggalla gigantesco ed incontenìbile il concetto di Dio.
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Non
pochi nell'ascoltare la mùsica si abbandònano alle più gratificanti e
variegate sognerìe. In vero, la mùsica, assai più di altri linguaggi
dell'arte, frantuma l'io" di chi ne gode all'ascolto per ricomporlo in
forme immaginarie, per sòlito assai lusinghiere.
*
Poesiuola
mesta, liberamente composta di tre senari ed un settenario, da adagiare
all'uopo su i suoni d'un cèmbalo e d'una viola d'amore.
Ciò che più mi duole
ed incazzar mi fa
è dell'esser mio
la superficialità.
*
A
scorrere ad una ad una le pagine della Storia universale dalle origini
ad oggi, non è possìbile non vedere la bestia feroce e folle che è
l'uomo, così come non è possìbile scòrgere la presenza, o semplicemente
il segno, o la promessa, di una bontà divina. Anzi, nel nome di un Dio -
qualunque Dio sia stato portato alla ribalta della realtà spirituale -
quell'uomo si è scatenato nei sècoli, e si scatena
tuttavìa, in azioni che neppure la bestia più folle e feroce saprebbe e
vorrebbe còmpiere. Stermini di centinaia di milioni di uomini,
eliminazione d'intere popolazioni, e razze, fra torture, roghi,
violenze, stupri, eccidi, esplosioni atòmiche, etc... Nessuno oserà
dirmi che l'uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio perché io gli
domanderei: "Quale Dio?".
*
Amàbili
amici, sono corso dal mèdico geriatra, il quale m'ha vivamente
consigliato di tener in moto l'ormai liso cervello perché lo stesso non
precìpiti in una discara discàrica di letargìa ferale. Domandato di qual
rimedio dovessi io interessarmi, lo scienziato galenico ha proposto
d'esercitare la mia dialèttica a confronto con uno o più amici nel
sostenere la tesi contraria a quella da loro scelta
e formulata, e poi con gli stessi scambiarsi le reciproche tesi, e
sostenerle con eguale passione e apparente convinzione (1). Incuriosito
della inusuale prescrizione ho chiesto al mio prode Asclepio ulteriori
chiarimenti, sicché egli ha scritto sulla preziosa ricetta: "Prima
d'iniziare il giuoco medicamentoso verificare che non si creda in nulla,
e soprattutto in una verità "assoluta"; constatare che il carburante
migliore per far camminare la macchina intellettuale resta il dubbio, di
cui peraltro occorre dubitare come di una qualsivoglia certezza.
Prèndere infine coscienza che ignoriamo tutto di tutto e che dunque
tutto può èssere e nel contempo non èssere, onde non è dato adombrare
non solo una scala di valori, ma gli stessi valori". Occhèi. Chi
vorrebbe giuocare a detto giuoco con il mio "io" oggimai infermiccio di
testa?
(1) già i maestri sofisti dell'aurea Grecia spronavano gli allievi a simile procedimento
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Tienti
lontano quanto più è possìbile dalle ferali illusioni dell'arte.
Rifiutati di ascoltare le note di Bach e Beethoven, di guardare i
dipinti di Vermeer e Van Gogh, di lèggere le opere di Ronsard e
Proust... Il linguaggio della poesìa è una breve festa in maschera: ti
lusinga, risucchia, affattura, e ti spinge a confidare in una torma di
fantasmi estetici che però, senza preavviso, vanìscono sul
più bello facendoti ripiombare, nudo e indifeso, nell'insulsa realtà
del mondo. L'ùnica speranza che ti rimane è quella che anche la
miseranda "realtà effettuale" altro non sia che un fantasma, simile ad
un fuoco fatuo ingenerato da un arcano capriccio del Nulla, ovvero -
ipotesi più verisìmile - ingenerato da un improvviso ghiribizzo
dell'umana follìa. L'arte non è dolce bàlsamo alla disperazione ma
tòssica menzogna di felicità. L'annessa "catarsi" non ascesi dell'ideale
ma raggiro del vero.
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